Le tesi contenute nel suo saggio, ancora inedito, paiono espandersi dal barocco al contemporaneo, dalle arti figurative alla tragedia, dalla scultura alla danza, dall’eros all’estetica, dalla psicanalisi alla politica. Qual è il metodo di indagine di raccordo di siffatta pluralità adottato per la figura di Medea?
Spaziare nell’uso delle fonti (letterarie, artistiche, filosofiche, ecc … ) consente di documentare l’importanza che certi temi e soggetti hanno rivestito nella cultura europea dall’antichità a oggi, con particolare riferimento – nel caso in questione – alla cosiddetta “sindrome di Medea”. Credo, inoltre, che variare le modalità di trasmissione dei contenuti possa rendere più accattivante e piacevole la fruizione degli stessi anche per un pubblico non del settore, soprattutto mediante l’apporto delle arti visive, grazie a cui la comunicazione diventa più diretta, sintetica e, proprio per questo, efficace. Raccontare per immagini, insomma, può essere un modo di “parlare” diverso e moderno.
Quali sono i significati archetipici e, quindi, universali sottesi al mito di Medea?
Il mito di Medea rappresenta numerosi archetipi, tuttora “spendibili”: da quello della straniera, l’esule costretta a lasciare la propria terra per amore, a quello della donna tradita, che vede fallire il suo sogno d’amore a causa della volubilità di Giasone, passando attraverso l’archetipo della madre che sente compromessa la propria femminilità dal suo ruolo di genitrice, peraltro abbandonata dal marito.
La sua indagine è chiaramente condotta attraverso uno studio filologico ed oggettivo delle fonti. Quanto è ampia la distanza della sua opera dalla cosiddetta letteratura “maschile” fatta di uomini, eroi e vincitori oltre che dall’apologia femminista?
I miei studi cercano di riportare il mito a una sua dimensione originaria e autentica grazie all’analisi filologica delle fonti, letterarie o artistiche che siano, pur tenendo conto di certe rivisitazioni più recenti, ad esempio in chiave femminista. Ne derivano visioni lontane da strumentalizzazioni ideologiche o politiche, in cui le figure femminili della tragedia antica si offrono a noi nei loro caratteri intrinseci. Così, ad esempio, partire dalla radice greca dei nomi di queste eroine può essere un modo per delinearne un ritratto preciso e approfondito, che tenga conto dell’essenza dei personaggi stessi e dei significati di cui si fanno portatori.
Lei esamina accuratamente le figure di Antigone, Alcesti, Medea: è possibile individuare analogie e differenze?
Antigone, Alcesti e Medea sono tre donne di grande femminilità, che – non a caso – vengono “dipinte” come figure di particolare bellezza e fascino; tuttavia, si comportano da uomini, dimostrando di avere un coraggio paragonabile a quello degli eroi in guerra. Ciò in un’età, quella greca, in cui il loro ruolo era limitato al contesto domestico e familiare e le possibilità di distinguersi erano scarse.
Le tre figure però incarnano valori e rappresentano “tipi” ben diversi: Antigone è la pietas nei confronti di un Edipo cieco e vecchio, il coraggio e la ribellione contro l’ingiustizia; Alcesti incarna la fedeltà coniugale e lo spirito di sacrificio; Medea è la madre, moglie, amante, animata dalla passione e dal furor, ma anche la terribile figlicida, personaggio noir ante litteram.
Godono ancora di fortuna i miti antichi, oggidì?
Il mito antico è alla base della nostra cultura e parte di essa. Lo dimostrano fenomeni del tutto attuali come il “complesso di Edipo”, la “sindrome di Medea” o il narcisismo, a cui ho dedicato i miei scritti più recenti. Inoltre, la persistenza in campo artistico di soggetti tratti dalla tragedia antica dimostra quanto essi siano ancora in grado di affascinare e coinvolgere, fornendo stimoli e spunti per il presente.
Valentina Motta (Messina, 1978) vive a Verona ed è Professoressa di Storia dell’arte al Liceo Artistico. Laureata in Storia dell’Arte presso l’Università di Roma “La Sapienza” e in Filologia greca all’Università degli Studi di Verona, ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in “Strumenti e metodi per la storia dell’arte” all’Università “La Sapienza” di Roma, discutendo una tesi in storia della critica d’arte. Autrice di numerosi saggi pubblicati su riviste e collane italiane e straniere, svolge attività di ricerca nell’ambito storico-artistico privilegiando lo studio filologico delle fonti. Recentemente i suoi interessi si sono concentrati sulle eroine del mito antico e, a tal riguardo, nel 2019 ha pubblicato Antigone illustrata (Roma, Albatros), cui hanno fatto seguito Alcesti illustrata, il secondo saggio edito (&MyBook, 2020), e Medea illustrata. Amore e morte.

L’ha ripubblicato su Arte, letteratura e vita.
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