I misteri del Lago Nero

Macchinazioni, intrighi, segreti, misteri, verità sapientemente celate, insabbiamenti, enigmi: sono ingredienti essenziali del giallo. Il suo romanzo in che misura diverge dal genere codificato?

Trattandosi di un giallo per ragazzi (ma spero possa rivelarsi interessante anche per un pubblico più adulto), anziché divergere aggiunge, a quelle classiche del genere, altre tematiche quali il bullismo, l’importanza educativa e formativa dello sport di squadra, il valore dell’amicizia e le difficoltà nel superare le distanze generazionali. Tutti temi più vicini al pubblico di riferimento.

Il percorso dei protagonisti si dipana anche a ritroso nel tempo; si serve di ricordi ingialliti e via via emergenti. La sua personale indagine adopera flashback che compongono un puzzle di notevole suspense. Quale valore attribuisce all’elemento della “memoria” nella sua produzione? Si possono davvero chiudere i conti con il passato?

I flashback, nel mio modo di approcciare una storia, sono importanti per tentare di rendere i personaggi di un romanzo credibili e a più dimensioni. Squarci del passato servono a svelare al lettore il loro presente. E poi è nel passato che spesso si nascondono misteri e segreti. Quanto a certi conti in sospeso, credo che non si possano mai chiudere del tutto. Rimane sempre un qualcosa d’irrisolto. Buono, magari, per scrivere il seguito di un romanzo creando così una serialità.

La sua scrittura, scorrevole ed incisiva, diretta e fluida, pare rinviare al linguaggio delle serie TV. Quanto risponde ad una sua precisa volontà la contaminazione dei linguaggi?

Per il modo che ho di concepire la scrittura, è per me impossibile prescindere dalla contaminazione dei linguaggi. Fa parte del mondo in cui viviamo e credo che tale contaminazione si riversi in tutte le moderne forme di rappresentazione artistica. Non è un caso, d’altra parte, che le principali serie televisive prodotte in Italia riguardino proprio il genere giallo/noir. Narrazione letteraria e sceneggiatura televisiva, ad esempio, rivelano con sempre più evidenza la loro contiguità nell’utilizzare linguaggi che vanno appossimandosi.

Pensando “cronaca nera”, reputa che il bisogno di verità possa sempre costituire un motore potente che spinge all’azione?

Credo che la verità giochi sempre un doppio ruolo nella costruzione delle narrazione giallo/noir: al bisogno di verità si contrappone, sovente, la determinazione nel tenerla nascosta. Dall’azione di queste due forze, due tensioni, prendono spesso l’abbrivio le storie. Certo è che il noir, scandagliando il lato più oscuro della società, come accade per la “cronaca nera”, ben si presta a indagare fatti ed eventi rimasti irrisolti. Lo stesso Lucarelli, in un’intervista, ha sostenuto che gli scrittori di noir si scoprono sempre più spesso a fare, loro malgrado, del giornalismo d’inchiesta. Poiché mentre il giornalista nello svolgere il proprio difficile mestiere sbatte sovente contro un muro fatto di diffide pretestuose, lo scrittore grazie a quella piccola scritta che capeggia sulle prime pagine di ogni romanzo, e che attribuisce ogni evento raccontato alla sola fantasia malata dell’autore, può godere di una più vasta libertà nel raccontare.

Quanto è mutato il gusto dei lettori negli anni, considerando la sua attività non solo di scrittore ma anche di curatore di festival letterari?

Credo che il gusto per la lettura possa essere assimilato un po’ a quello per il cibo. Abbiamo tutti delle pietanze preferite, pur non rinunciando, chi più chi meno, alla tentazione di sperimentare cose nuove. Lo stesso avviene per i lettori: rimangono affezionati a un determinato genere letterario, pur non rinunciando per innata curiosità ad affrontare, di tanto in tanto, forme narrative differenti. C’è da dire che le fiction televisive, a partire da Il commissario Montabano per arrivare alle più recenti L’Alligatore o Il Commissario Ricciardi, hanno contribuito non poco ad avvicinare negli ultimi anni il pubblico dei lettori al genere giallo/noir, che oggi continua a essere, per mia fortuna, in discreta espansione.

Luca Occhi, imolese d’adozione, è fra i fondatori di Officine Wort, (www.officinewort.it), sodalizio che organizza eventi e giochi letterari tra i quali il Romanzo Totale Chi ha ucciso Lucarelli? edito dalla Bacchilega Editore e il concorso Turno di Notte giunto alla XII edizione.

Dal 2016 con i propri incipit collabora all’annuale staffetta di scrittura per ragazzi organizzata dalla BIMED (Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo).

Già condirettore artistico dell’Aemilia Noir festival, è ora condirettore artistico del Castel Nero Grasparossa Noir Crime Festival.

Vincitore di diversi premi letterari per racconti, ha pubblicato i seguenti romanzi:

Il Cainita (Damster Edizioni) – 2017

Tartare (Oakmond Publishing) – 2018 (romanzo breve in e-book)

Della stessa sostanza del buio (Bacchilega Editore) – 2019

Se perdo te (Golem Edizioni) – 2020 (romanzo scritto a quattro mani con Giorgio Ottaviani)

I misteri del Lago Nero (Pelledoca Editore) – 2021

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