Russia. Guida sentimentale per viaggiatori solitari (Sabir Editore, 2021)

La Russia narrata attraverso pagine sentimentali per raccontare un viaggio senza interpreti, guide turistiche o gruppi-vacanza.

In che modo ha operato una selezione dei luoghi; a quale istanza ha risposto?

Non ho seguito alcun metodo, se non il sentimento, appunto. Per cui i luoghi che troverete nel libro sono quelli che ho visitato io, nel mio viaggio fra San Pietroburgo e Mosca (e Vladimir e Suzdal’) per curiosità, capriccio, casualità, sentito-dire, fortuna. E ho risposto all’esigenza di un viaggiatore solitario come me, che è partito per la Russia senza qualcuno che gli dicesse dove è meglio andare o che gli traducesse il russo o l’alfabeto cirillico, dato che in queste zone non è facile trovare qualcuno che parli inglese. Ho scritto questo libro pensando a quello che avrei voluto sapere io mentre viaggiavo, ecco perché alla poesia accosto sempre il prosaico.

Il suo iter non segue alcuna logica turistica ma ripercorre le sue mete e le sue esperienze di vagabondaggi alla ricerca del byt, la vita quotidiana russa. Può fornirci qualche indicazione pratica oltre che sentimentale?

Sì, il libro è ricco di consigli pratici, rivolti a chi è affascinato dall’idea di partire per un viaggio in Russia ma, da una parte, (come me) non si unirebbe mai a un gruppo-vacanza e, dall’altra, non saprebbe però da dove cominciare se dovesse organizzare tutto da solo. Per questo poi si parte in gruppo, così fanno tutto gli organizzatori. Ma vuoi mettere la soddisfazione di trovarti a Mosca per conto tuo senza dover rendere conto a nessuno? Dedicare il tuo tempo a gironzolare dove il classico turista non metterebbe mai piede? Trascorrere una serata con una banda di russi ubriachi in una bettola davanti alla stazione a parlare di filosofia? Ok, detta così non sembra poi così divertente, ma lo è stato eccome.

Volete un consiglio pratico? Se andate in Russia scaricatevi l’app di traduzione russo-italiano/italiano-russo (anche per le immagini) e andrete ovunque. Però usatela con discrezione, se fate finta (o comunque vi sforzate) di conoscere un po’ il russo sarete di certo benvoluti.

Puskin, Dovlatov, Dostoevskij e poi artisti, filosofi, zar, anarchici, rivoluzionari accompagnano i lettori in quello che è altresì un viaggio storico e culturale.

Può offrirci una frase, un dettaglio che ci aiuti a svelare l’anima della Russia?

Magari sapessi farlo! Ci hanno provato in tanti – mi riferisco in particolare ai russi stessi – a raccontare o spiegare lo spirito russo. Perché c’è uno spirito russo, qualcosa che fa della Russia la Russia. Il problema è che non è spiegabile. Ma non lo è per nessun paese, per nessun popolo. È così e basta. Quello che possiamo fare è tratteggiare dei contorni vaghi che però si sciolgono nel momento in cui siamo sicuri di averli fissati. Quello che possiamo fare è respirare questo spirito, viaggiando, immergendoci la testa, oppure il naso in questo libro o nelle altre migliaia di libri che cercano di catturare qualcosa di incatturabile. Attenti però al vostro naso, potreste risvegliarvi una mattina senza, come il personaggio di Gogol’!

Per quale ragione indirizza la sua Guida a “viaggiatori solitari”?

Perché viaggiare non è (solo) un modo per vantarsi, fare foto ricordo e acquistare souvenir da distribuire al proprio ritorno in ufficio. È un’esperienza che ci segna per sempre, che diventa parte di noi ridisegnando la nostra identità. Quando si viaggia realmente, anzitutto si deve affrontare un ulteriore viaggio – quello più importante – dentro se stessi. Intraprendere un cammino lontano dai nostri luoghi quotidiani ci costringe a pensare, riflettere, metterci in gioco, sfidarci continuamente. Si può tornare sconfitti o vittoriosi, ma sempre con delle battaglie in più tatuate direttamente sui nostri organi. E tutto questo è qualcosa che si può fare soltanto da soli, ognuno con la propria coscienza. Ma non è detto che un viaggiatore solitario sia anche solo. Io, per esempio, sono partito con un amico e durante il viaggio ho incontrato una moltitudine di anime con cui ho condiviso gioie e dolori, anche se per pochi giorni, minuti, attimi.

Il suo homo viaticor ha uno sguardo delicatamente carezzevole, accoratamente umile, soavemente poetico, fortemente empatico e mai profanatore dei luoghi.

In quale accezione possiamo declinare il suo uso del termine “viaggio”?

Il viaggio è la vita. Anzi, mi azzardo a dire che solo viaggiando si vive. I giorni che passano tutti uguali lavorando per poi tornare a casa e guardare la nuova serie tv di cui tutti parlano non è vita, ma solo qualcosa che le assomiglia lontanamente. In viaggio, invece, torna lo spirito che ci aveva abbandonato, assopito dalla routine e dal ricatto, e il senso (anche della sofferenza) riemerge piano piano.

Per fortuna esistono tanti modi di viaggiare, uno di questi è leggere. Leggere di viaggi poi è l’apoteosi. Quindi, che dire, buon viaggio!

Stefano Scrima, filosofo e scrittore, si è formato tra Bologna, Barcellona, Madrid e Roma. Fra i suoi libri: Ghost Generation (Rogas, 2021); L’arte di sfasciare le chitarre. Rock e filosofia (Arcana, 2021); L’arte di disobbedire raccontata dal diavolo (Colonnese, 2020); Vani tentativi di vendere l’anima al diavolo (Ortica, 2020);per Castelvecchi: Digito dunque siamo. Piccolo manuale filosofico per difendersi dalle illusioni digitali (2019) e Socrate su Facebook. Istruzioni filosofiche per non rimanere intrappolati nella rete (2018); per Il Melangolo: Filosofi all’Inferno. Il lato oscuro della saggezza (2019) e Il filosofo pigro. Imparare la filosofia senza fatica (2017); per Stampa Alternativa: L’arte di soffrire. La vita malinconica (2018) e Nauseati (2016). “SatisPhilo” è la sua rubrica di filosofia su Satisfiction.

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